lunedì 23 dicembre 2013

Biscotti al limone??? Ma Lemon Meltaways, naturalmente!

 


Come ogni Natale vengo colta da raptus biscottifero, parto per l'impresa e per almeno una decina di giorni la mia casa è invasa da teglie, carta forno, taglia biscotti, scatole di latta accumulate durante l'anno, nastri, nastrini e via dicendo..... obiettivo finale? Dolci pensieri a parenti e amici (e splendide colazioni per me, of course!).
La mia intenzione quest'anno è provare ricette nuove e rifare quelle un po' datate ma di sicuro successo. 
Quindi lista-munita comincio gli approvvigionamenti e lì commetto sempre lo stesso errore. Compro mandorle e nocciole come se non ci fosse un domani e burro...imbarazzanti quantità di burro manco fossi una milanese doc alle prese con fritture quotidiane di cotolette. Insomma ho pensili debordanti di frutta secca e un frigo pieno all'inverosimile di burro (che qui a Napoli è cosa rara, badate bene!).
Quindi si prevedono altre sfornate di biscotti…. 
Intanto prendete anche voi del buon burro (siate più parchi di me, vi prego!), dei limoni e fate questi deliziosi biscottini! 
 

Lemon Meltaways

ingredienti

170g di burro a temperatura ambiente
100g di zucchero al velo
265g farina 00
15g maizena
2 cucchiai di succo di limone
la buccia grattugiata di 2 limoni
i semi di mezza bacca di vaniglia
un pizzico di sale maldon
zucchero a velo per spolverare
 
procedimento
Montare a crema soffice il burro e lo zucchero  al velo aggiungere il succo e la buccia di limone, il sale, la vaniglia e mescolare.
Setacciare insieme farina e maizena, aggiungerle alla crema di burro e lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Dividere l'impasto in 2 parti uguali e aiutandosi con la di carta forno formare 2 cilindri di non più di 4 cm di diametro. Porre un'oretta in freezer.
Tagliare il salamotto a rondelle di 1cm, posizionarle placche rivestite di carta forno ed infornare a 180°  per 9-10 minuti, facendo attenzione che rimangano belli bianche e non prendano colore.
Lasciare raffreddare i biscotti e tuffarli nello zucchero a velo.

lunedì 9 dicembre 2013

Il Pain d'épices


Con la mia ricetta si aprono le danze di questa staffetta di Compagni di Blogger dedicata al Natale ed in particolare ai dolci nel mondo. Quando ho dovuto scegliere quale dolce realizzare, subito si è fatto vivo lo splendido ricordo della mia vacanza in Alsazia, a Strasburgo, durante il periodo natalizio, alle sue strade addobbate a festa, alle maestose luci, al caldo profumato vin chaud e al pain d'épices. Trionfava in tutte le gastronomie alsaziane, e ancor di più per le strade, sulle romantiche bancarelle addobbate di luci e dolci. Ho avuto modo di assaggiarlo in purezza, accompagnato da confetture (l'arancia amara ci sta divinamente bene) ma anche con patè e foie gras. Quindi si presta ad un impiego sia dolce che salato.
La sua origine è antichissima.
Già al tempo degli antichi Egizi vi sono tracce del consumo di "pane e miele", così come nei racconti del greco Aristofane. Plinio il Vecchio riferiva che i romani consumavano il "panis mellito", un saporito pane fritto con miele. Il pan d'epices, come lo conosciamo oggi, avrebbe origine nel Mid-Kong, letteralmente pane e miele in cinese, già utilizzato nel X secolo e preparato con farina di grano, miele e spezie. Ma è nel periodo Medievale, durante le Crociate, che questo pane si diffuse in occidente. Ne ritroviamo tracce ad Ulm in Germania e via via si è diffuso nei monasteri del Sacro Romano Impero: Monaco di Baviera,  a Norimberga nel 1395, Aachen, Basilea, Augusta ...fino ad arrivare al 1453 dove in un testo lo ritroviamo presente sulle tavole dei monaci cistercensi di Marienthal (Alsazia), in occasione del Natale.
La ricetta che vi propongo è di Mercotte, una grande amante del pan d'epices.

Pain d'épices
da una ricetta di Mercotte

ingredienti per  2 pan d'epices da 450g:

miele millefiori  320g
uova intere  55g
burro  110g
latte fresco intero 130g
farina povera di glutine  270g
bicarbonato di sodio 9g
cannella in polvere  6 g
chiodi di garofano in polvere  1g
cardamomo in polvere 1g
zenzero in polvere 2g
burro e farina per gli stampi

Preriscaldare il forno a 165 °. Fate sciogliere il burro e lasciate raffreddare.  In un tegame, scaldare il miele a 50 °.  Setacciate insieme la farina e le spezie e il bicarbonato. Nella ciotola di un robot da cucina o in una ciotola, schiumare le uova con il miele. Aggiungere il latte e il burro raffreddato. Poi aggiungete la miscela di polvere e  lavorare per rendere il composto liscio ed omogeneo.
Mettere il composto in 2 stampi rettangolari imburrati e infarinati  lunghi 18 centimetri  e larghi sette centimetri per 6 centimetri di altezza. Cuocere per circa 50 minuti e controllare la cottura con uno stecchino. Sformare e godersi il pain d'épices con marmellata di arance amare o un buon patè. 

questo l'abbinamento al pain d'épices suggerito dal "nostro"  Luciano Pignataro:
"Si dice che sia originario dell'Alsazia. Ecco allora che mi viene in mente un Gewurztraminer, ottimo e a buon prezzo quello dello della Cantina Sanct Valentin di San Michele Appiano"

Mi raccomando, nei prossimi giorni non perdete gli altri appuntamenti con Compagni di Blogger!

martedì 3 dicembre 2013

La staffetta natalizia di Compagni di Blogger: "Dolci dal mondo"



Tra qualche giorno è Natale. 
Quest’anno abbiamo voluto ricordare questa festività in maniera un po’ diversa, allontanandoci da casa nostra, per offrire un quadro – sebbene tutt’altro che esaustivo - di alcuni tra i dolci tradizionali natalizi più popolari nel resto del mondo.
Ovviamente abbiamo guardato a nazioni di tradizione cristiana – anche se non necessariamente cattolica – per tracciare un ideale fil rouge che potesse unire paesi culturalmente anche molto diversi tra loro. Ci piaceva l’idea di mostrare un altro volto del Natale, forse anche solo per dimostrare come il desiderio di festa, intimità e unione sia universale e radicato anche in chi – come molti di noi – dà a questa festività un diverso ma personalissimo e altrettanto profondo significato.
Noi “compagne” di blogger vogliamo augurarvi un dolcissimo Natale, come, dove e con chi decidiate di festeggiarlo.
La prossima settimana, dal 9 al 13 dicembre vi proporremo una staffetta dedicata ai dolci di Natale nel mondo, ognuno abbinato ad un vino dal nostro Luciano Pignataro
Vi aspettiamo.

Di seguito la staffetta:
 
9 Dicembre
Francia: il Pain  d'èpice di Pasqualina

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10 Dicembre
Spagna: il Roscòn de Reyes di Teresa

teres (1 of 1)

Romania: il Cozonac di Maria

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11 Dicembre
Regno Unito: il Fruit Cake di Sara

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U.S.A.: il Persimmon steamed pudding con eggnog di Daniela

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12 Dicembre
Scandinavia: il Julekage di Assunta

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Austria/Germania: il Kougloph di Antonia 

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13 Dicembre
Cuba: il Turron de coco di Maria Grazia

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Russia: Pryaniki e Kozuli di Rossana





 

lunedì 25 novembre 2013

Linguine al finocchio candito, capperi e colatura di alici


Pasta...mia adorata pasta! Oggi condivido con voi un primo che mi ha fatto letteralmente impazzire. Un piatto che all'assaggio mi ha lasciato piacevolmente stupita per il suo gusto. Stupita si,  perché la presenza del finocchio candito tra gli ingredienti mi incuriosiva non poco. Non riuscivo ad immaginare il suo ruolo nella ricetta e devo dire che l'ho trovato fantastico. Fantastico al punto tale da averne decantato le lodi a destra e a manca con la promessa di un assaggio a breve. Insomma, un altro piatto che entra di prepotenza nell'Olimpo dei miei primi preferiti! Che poi la preparazione è di una semplicità imbarazzante. Insomma, con questo piatto c'è la garanzia della massima resa con minimo sforzo! Fondamentale però è usare una pasta "buona" come quella che mi è stata inviata per il concorso "Mangiare Matera". Quindi, amici,correte a comprare i finocchi e cominciate la preparazione con la canditura, per la quale ci si deve anticipare di un paio di giorni ma, tranquilli, fa tutto lo zucchero. A voi sarà richiesto un minuto del vostro tempo ogni giorno per due giorni.

 
 
Linguine al finocchio candito, capperi e colatura di alici
da una ricetta dello chef  Renato Martino
 
Ingredienti per 4 persone
 
300 gr di linguine Vero Lucano
3 cucchiai di capperi
2 cucchiai di colatura di alici di Cetara
1 spicchio di aglio
un pezzetto di peperoncino
barbine di finocchio q.b
prezzemolo q.b
olio extra vergine di oliva q.b
sale q.b.
 
per il finocchio candito
 
2 finocchi
550 gr di zucchero
 
Preparazione
 
Due giorni prima preparate il finocchio candito: mondate e lavate i finocchi, tagliateli in quattro e scottateli per 2 o 3 minuti in acqua in ebollizione. Rinfrescateli in acqua e ghiaccio e sgocciolateli.
Preparate uno sciroppo: portate ad ebollizione 1/2 litro di acqua e 500 gr dello zucchero indicato. Mescolate e mantenete una leggera ebollizione, quando lo zucchero sarà completamente disciolto immergetevi i finocchi, ritirate la casseruola dal fuoco e lasciateli candire tutta la notte.
Il giorno seguente sgocciolate i finocchi, aggiungete allo sciroppo di zucchero gli altri 50 gr e portate nuovamente ad ebollizione. Immergetevi i finocchi e lasciateli candire per tutta la notte. Il giorno seguente sgocciolateli e metteteli da parte.
Al momento di preparare la pasta mettete a bagno i capperi per dissalarli. Fate scaldare 5 cucchiai di olio in una padella e fate rosolare l'aglio e il peperoncino con qualche gambo di prezzemolo. Quando l'aglio ha preso colore toglietelo insieme al peperoncino e mettete in padella i capperi sgocciolati e il finocchio tagliato a julienne. Fate cuocere dolcemente per 3 o 4 minuti quindi spegnete e coprite la padella. Cuocete le linguine in abbondante acqua salata  e scolateli al dente conservando un po' dell'acqua di cottura della pasta. Versateli in una padella mescolate e fateli saltare a fuoco vivace per un paio di minuti unendo, se necessario, l'acqua di cottura della pasta per legare la salsa e renderla più morbida. Fuori dal fuoco unite la colatura di alici, mescolate bene e distribuite nei piatti decorando con qualche barbina di finocchio, servite subito.
Il finocchio candito può essere conservato per una settimana in frigorifero.

 
Con questa ricetta partecipo al contest indetto da Mangiare Matera e Scatti Golosi:
 
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lunedì 4 novembre 2013

Una parigina....svizzera!!!


Ricordo ancora i bei tempi del liceo. E ricordo la tappa obbligata oserei dire "quotidiana" con i compagni di classe alla rosticceria adiacente l'istituto. Faceva una parigina fantastica, chiamata anche tramezzino. Il locale era minuscolo e la parigina, trionfava nella teca della rosticceria che dava sul marciapiede.  Buona, buona buona. Una soffice base di pasta di pane, un ripieno di formaggio, prosciutto cotto e filetti di pomodori, chiusa da uno strato di pasta sfoglia. Una goduria!  Al termine delle lezioni(e a dir la verità anche a prima mattina quando scioperi vari ce lo consentivano) la compravamo e la mangiavamo lungo la strada che ci portava alla piazza principale, dove aspettavamo autobus/macchine & co per rientrare a casa.
Quindi per me la parigina è da sempre sinonimo di amicizia, di passeggiate e quindi di Street food. E proprio a questa preparazione ho pensato quando ho colto nuovamente l'invito di Peperoni e patate a partecipare a Swiss Cheese Parade in collaborazione con Formaggi Svizzeri.
Ho sostituito il formaggio dolce, usato dalle mie parti con il Gruyère, dal sapore deciso e devo dire che il suo matrimonio con il prosciutto cotto e i filetti di pomodoro è stato indovinato!

Parigina "svizzera"

ingredienti

Pasta di pane
un rotolo di pasta sfoglia
prosciutto cotto q.b
Gruyère tagliato a fettine sottili q.b
pelati, sgocciolati 3 o 4
olio extravergine di oliva
un tuorlo diluito con poco latte

Preparazione

In una teglia unta di olio stendete la pasta di pane allo spessore di 1 cm, non di più. Ricoprite con fette di prosciutto cotto, il gruyère e i pelati ridotti a piccole falde (non salateli, non è necessario). Ricoprite con la pasta sfoglia ben bucherellata, spennellare con il tuorlo e infornate a 200° fino a doratura.

Usate la pasta di pane che preferite. La mia è molto semplice. Su 500gr di farina debole adopero circa 350 gr di acqua, 5 gr di lievito di birra e 8 gr di sale. Lavoro poco l'impasto, se occorre aggiungo acqua. Non deve essere troppo sostenuto ma "morbido". Poi metto a lievitare fino al raddoppio in un luogo caldo. Ultimata la lievitazione sgonfio l'impasto e lo utilizzo.

Con questa ricetta partecipo a Swiss Cheese Parade, il contest di Peperoni e Patate in collaborazione con Formaggi Svizzeri

lunedì 7 ottobre 2013

La crostata al cioccolato di Ernst Knam


Gocce di pioggia sul verde dei prati,
sciarpe di lana, guantoni felpati,
più che il sapore il colore del tè,
ecco le cose che piacciono a me.

Torte di mele, biscotti croccanti,
bianchi vapori dai treni sbuffanti,
quando ti portano a letto il caffè,
ecco le cose che piacciono a me.

Tanti vestiti a vivaci colori,
quando ricevi in regalo dei fiori,
le camicette di bianco piquet,
ecco le cose che piacciono a me.

Se son triste infelice e non so il perchè,
io penso alle cose che amo di più
e torna il seren per me.

Il miagolare che fanno i gattini,
ed il sorriso di tutti i bambini,
la cioccolata che è dentro ai bignè,
ecco le cose che piacciono a me.

Un bel quaderno appena comprato,
un fazzoletto che sa di bucato,
una gallina che fa coccodè
ecco le cose che piacciono a me.

Biondi capelli su un viso abbronzato,
pane arrostito con burro spalmato,
quando si ride ma senza un perchè
ecco le cose che piacciono a me.

Se son triste infelice e non so il perchè,
io penso alle cose che amo di più
e torna il seren per me.



E' tutto il giorno che canticchio questa canzone. Una delle mie preferite. Mi strappa sempre un sorriso...
Tutto è cominciato dalla crostata al cioccolato che ho preparato.
Appena ho visto la voluttuosa crema riempire quel guscio di frolla mi è balzata nella mente una delle frasi di questa allegra canzone "la cioccolata che è dentro i bignè" e da lì.... il suo canticchiarla ad libitum per tutto il giorno. Non fa nulla se la cioccolata è contenuta in altro scrigno.....e non nella pate au choux!


Questa crostata l'ho ammirata in giro per il web, era nella lista dolci da fare ma la suddetta è talmente lunga...e questa meraviglia slittava...slittava....
Unica variante che ho apportato alla ricetta originale è stata una grattatina di fava tonka nella crema al cioccolato, anche questo un piccolo tesoro portato da Strasburgo...ma niente paura, se ne siete sprovvisti andate sulla classica bacca di vaniglia!

 
 
Crostata al cioccolato
da una ricetta di Ernst Knam
 
pasta frolla al cacao
 
150g di burro morbido
150g di zucchero semolato
1 uovo
1 bacca di vaniglia
6g di lievito per dolci
280g di farina 00
25g di cacao amaro in polvere
un pizzico di sale
 
preparazione
 
montate il burro con lo zucchero e il pizzico di sale, aggiungete l’uovo e continuate a montare fino ad ottenere un composto omogeneo. Unite la farina setacciata con il cacao e il lievito e impastate velocemente fino a che il composto non diventi uniforme, Formate un panetto, avvolgetela nella pellicola e riponetela in frigo per un minimo di 4 ore.
 
crema al cioccolato
 
250g di latte intero
una grattatina di fava tonka o 1/2 stecca di vaniglia
15g di farina 00
5g di fecola di patate
2 tuorli
40g di zucchero semolato
1 pizzico di sale,
125g di panna liquida
190g di cioccolato fondente tritato
 
 
preparazione
 
Preparate la crema pasticcera. Scaldate il latte. A parte miscelate i tuorli con lo zucchero, il sale, le farine, la polvere di fava tonka oppure i semini di 1/2 bacca di vaniglia. Unite il latte caldo e portare a bollore. Spegnere e lasciare intiepidire. Preparate una ganache  scaldando la panna e versandola sul cioccolato fondente tritato. Unire o due composti ottenendo la crema al cioccolato.
 
Assemblaggio finale
 
Preriscaldate il forno a 180°. Stendere la frolla a 3-4 mm. Foderare uno stampo da crostata da 22 cm precedentemente imburrato. Conservare un po' di impasto per le strisce. Versare la crema al cioccolato. Realizzare le strisce di pasta frolla e decorate la crostata a formare una griglia.
Infornate nella parte bassa del forno per 40 minuti.
E' ancora più buona il giorno dopo!

venerdì 27 settembre 2013

Fiori di brisè con stracchino e fichi caramellati al rum

 
 Sono in terribile in ritardo! E' tempo di fichi, di fichi caramellati e devo darmi da fare perchè le riserve dell'anno scorso sono quasi esaurite!
Presa da improvviso attacco di panico, della serie "non avrò pace se non risolvo immediatamente il problema"   incarico il fruttivendolo di procurarmi almeno tre chili di fichi.
Fatto. Missione compiuta. Caramelliamo.
Ricetta di Giuliana, una garanzia. Al rum, secondo me il tocco finale magico.
Solo che, a causa di questo rum, a casa mia si è sfiorata l'apocalisse. Una tragedia che tempo fa stava per abbattersi anche sulla mia amica Cooking Planner....vero Mariagrà? E sempre di rum si trattava...se non ricordo male....
Rientrando a casa mio marito ha visto la sua preziosa bottiglia di Rum gran riserva Diplomàtico vicino i barattolini riempiti di fichi appena caramellati. 
Colto da improvvisa tachicardia e già conscio della risposta ma speranzoso del contrario ha chiesto con voce tremante e viso pallido "l'avrai mica usato per cucinare???"
........
........
........
 
"pochissimo....non c'era altro...."
 
Ci ha creduto........pfiuuuu.....quest'anno fichi di lusso amici miei!
Uno dei modi migliori per servirli? Con lo stracchino, lo adoro.....
  
 
Fiori di brisè con stracchino e fichi caramellati al rum
 
Pasta brisè
ricetta di Michael Roux
 
250 gr farina
125 gr burro a pezzettini e morbido
un uovo intero
un cucchiaino di zucchero
mezzo cucchiaino di sale
40 ml di acqua fredda
Amalgamare tutti gli ingredienti, formare una palla, avvolgerla in pellicola e far riposare in frigo per almeno 30 min. Stendete ad uno spessore di 3mm e con un coppapasta a forma di fiore ricavate delle sagome che adagerete in stampi da mini muffin. Bucherellate il fondo e cuocere a 180° fino a doratura. 
 
Fichi caramellati al rum
da una ricetta di Rossanina Del Santo e Giuliana Fabris
 
1 kg fichi  (neri sarebbe meglio)
500 gr zucchero semolato
1 bicchiere di aceto bianco 
1 bicchiere e mezzo di acqua
cannella in stecche
una punta di vaniglia
un paio di scorzette di limone pulite dalla parte bianca
un bicchierino abbondante di rhum

usare solo fichi perfettamente sani, senza ammaccature da dove possa uscire la polpa, sodi e carnosi, magari anche leggermente indietro di maturazione.
Pulirli uno a uno con un panno inumidito. Allinearli in piedi, col picciolo in su, in una larga teglia antiaderente, che li contenga ben stretti. Aggiungere qualche piccolo pezzetto di cannella, un pezzetto di bacca di vaniglia,la scorza di limone completamente priva della parte bianca..
Versarvi sopra lo zucchero, l'aceto e l'acqua. Porre sul fuoco e una volta preso il bollore, abbassare a fuoco dolce, e lasciar cuocere scoperto pian piano finchè il liquido che si sarà formato sarà diventato sciropposo, ci vorrà un'ora circa, un'ora e mezza. Dipende dall'allegria del fuoco...
Alla fine sfumare con il liquore prescelto leggermente scaldato in precedenza, altrimenti la diversa temperatura fra sciroppo e liquore può far danno. 
Lasciateli riposare almeno un paio di mesi...il gusto ci guadagna!
 
Stracchino q.b.

Composizione....niente di più semplice! Farcite il fiorellino con un cucchiaino di stracchino e sopra una falda di fico caramellato.
Splendidi per un aperitivo o serviti in un buffet.

giovedì 19 settembre 2013

Le Camille


La ricetta?
Sul mio blog tutto nuovo!
Cliccate qui:
https://pasqualinaincucina.com/recipe/le-camille/



lunedì 9 settembre 2013

Variazioni lucane....e che "buona" terra è la Basilicata!

Ben ritrovati!
Come avrete certamente notato, da qualche giorno c'è gran fervore sul web tra i foodbloggers per il concorso IoChef organizzato dall’Unione Regionale chef lucani affiancato al  27° Congresso Internazionale della Federazione Italiana Cuochi (F.I.C.), che si svolgerà a Metaponto dal  7 al 9 ottobre 2013.
Il concorso prevede la creazione di un piatto in cui siano presenti i sapori lucani in abbinamento a un pesce tra Mormora, Seppia, Cefalo, Gallinella, Sauro, Pesce serra, Sciabola o bandiera, Triglia agostinella, Polpo, Pettinessa, Palamita, Rombo, Lucerna o pesce prete in quanto l'intero tema del congresso verterà sul pesce lucano e la pesca sostenibile.
Ovviamente ho subito aderito all'appello di Teresa De Masi, portavoce del contest, felice soprattutto per il fatto di poter assaggiare alcuni prodotti lucani di eccellenza di cui, confesso, ad esclusione del pane di Matera, ignoravo completamente l'esistenza.
A casa è, quindi, arrivato un pacco con i seguenti prodotti:

Melanzana rossa di Rotonda DOP
Fagioli di Sarconi I.G.P.
Ceci neri di Pomarico
Pane di Matera
olio EVO Lucano
Ficotto di Pisticci
Crema di Melanzana rossa di Rotonda DOP
Peperoni di Senise I.G.P.
Pomodori secchi Ciettaicàle di Tolve
Cacioricotta lucana


Quindi, per alcuni giorni, ho pensato al piatto da realizzare. Volevo valorizzare i prodotti lucani al massimo, senza stravolgerli troppo. In abbinamento ho scelto il polpo, mollusco che adoro ed ecco cosa ne è venuto fuori....



Variazioni Lucane

Cacioricotta "in carrozza" di pane di Matera e melanzana rossa di Rotonda a scapece
Pesto di melanzane rosse di Rotonda
Insalata di polpo e fagioli di Sarconi con crostini croccanti di pane di Matera
Crema di peperone con peperone crusco croccante

ingredienti per 4 persone

per la cacioricotta "in carrozza" di pane di Matera e melanzane rosse di Rotonda a scapece
 pane di Matera
crema di melanzane di Rotonda
cacio ricotta lucana
uova 2
pangrattato 4 cucchiai
semola rimacinata 1 cucchiaio
farina 1 cucchiaio
olio di semi per friggere
2 melanzane rosse di Rotonda a fettine
olio, sale, aglio, aceto, menta,origano q.b.

per il pesto di melanzana rossa di Rotonda
da una ricetta di Pietro Leemann
6 melanzane rosse di Rotonda
6 olive taggiasche denocciolate
pinoli tostati
pistacchi tostati
prezzemolo, basilico, menta q.b.
olio evo lucano


per l'insalata di polpo e fagioli di sarconi
 polpo 250gr
fagioli di Sarconi 125gr
1 pomodoro secco di Ciettaicàle di Tolve
aglio, olio EVO lucano, sale

per il bicchierino di peperone
da una ricetta di Pietro Leemann
peperoni rossi 250gr
olio evo lucano e sale q.b.
peperone crusco fritto


Procedimento

Per la cacioricotta "in carrozza" tagliate il pane di Matera a fette non più spesse di un centimetro, eliminate la crosta e ricavate dalla mollica dei quadrati di 5/6 cm di lato. Spalmate su ogni quadrato la crema di melanzane. Tagliate la cacioricotta a fette spesse mezzo cm e farcite i quadrotti. Passate velocemente i lati dei quadrotti nella farina e poi subito nell'acqua per sigillarne i bordi. Poi battete le uova con un pizzico di sale e  passate i quadrotti prima nell'uovo poi nella panatura semola/pangrattato. Ripetete l'operazione due volte. Friggete in olio caldo e profondo per pochi minuti, fino a che i quadrotti risultino ben dorati  e croccanti. Tagliate le melanzane di rotonda a fette e scottatele su una piastra in ghisa ben calda. In un contenitore stratificate le melanzane con peperoncino, aglio, olio lucano, sale, aceto, menta e origano. Far riposare alcune ore (meglio una notte intera). Disporre sul cubotto caldo qualche fettina di melanzana e servite. Ho trovato l'abbinamento dolce della crema di melanzane e il sapido della cacioricotta eccezionale!

Per il pesto di melanzana rossa di Rotonda cuocere 20 minuti le melanzane tagliate a cubetti, unire olive tagliate a piccoli pezzi, pinoli, pistacchi ed erbe aromatiche tritate olio e sale. Inserire in un coppapasta e porzionare sul piatto.

Per l'insalata di polpo con fagioli di Sarconi e crostini di pane di Matera tagliate il pane a quadrotti, irrorateli di olio lucano e ponete in forno pre riscaldato a 180° fino a doratura, basteranno pochi minuti. Tagliate i pomodori di Ciettaicàle di Tolve a listerelle e poneteli in una terrina con un goccio di olio lucano. Mettere i fagioli in ammollo la sera prima, l'indomani sciacquateli , ricopriteli di acqua fredda e lessateli unitamente ad un gambo di sedano e ad uno spicchio di aglio in camicia fino a che siano teneri. Dopo la cottura aggiungete il sale.
Pulite il polpo, eliminate occhi e becco, pulite bene la testa . In una capace pentola portata ad ebollizione calate tre volte il polpo facendolo scottare, in questo modo i tentacoli si arricceranno. Alla terza volta lasciatelo in acqua per circa 25min per un polpo da 500 gr.
Toglietelo dalla pentola e una volta intiepidito, tagliatelo a cubetti e conditelo con sale, olio lucano e qualche lamella di aglio. Lasciatelo insaporire per qualche ora.
Scolate i fagioli ed uniteli al polpo, aggiustate di sale e cospargete con i pomodori secchi e i dadini di pane di Matera.

Per il bicchierino di peperone stufate i peperoni puliti e tagliati a Julienne in una casseruola con poco olio. Frullateli e passateli allo chinoise molto fine per eliminare completamente le bucce. Regolare con un pizzico di sale e olio evo lucano. Riempire il bicchierino e decorare con un peperone crusco fritto. Servire tiepido.

lunedì 29 luglio 2013

Il Ragù napoletano - 'o Rraù



Mia madre mi racconta sempre che, da bambina, mangiavo i pomodori come le mele, a morsi.
Da allora tempo ne è passato, e parecchio, ma è rimasta intatta la mia predilezione per questo ortaggio. 
Mi piace in tutte le vesti...o meglio...in tutte le "salse" ! 
Quindi, quando con Compagni di Blogger abbiamo deciso che protagonista di questa staffetta sarebbe stato il pomodoro...beh! Potete immaginare la mia gioia!
Ho pensato subito al ragù. Un caposaldo della cucina partenopea.
Una preparazione che non può essere realizzata distrattamente ma richiede molta attenzione.
Bisogna seguirlo, accarezzarlo, guidarlo per ore ed ore, quattro, cinque, a volte anche sei. Deve cucinare molto lentamente, quasi impercettibilmente sbuffare, o meglio "pippiare".
Solo dopo tanta cura e attesa i vari ingredienti, perfettamente mescolati tra loro, sprigioneranno tutto il loro sapore. E la vostra casa sarà invasa da un gradevole profumo, profumo che a Napoli sa di Domenica, di parenti, di festa.


Ma esiste un vero, originale ragù?
No, non esattamente. Diciamo che ci sono delle "regole generali" per prepararlo. La presenza della passata di pomodoro e del concentrato di pomodoro sono d'obbligo, ovviamente.
Si alla cipolla, no al trito sedano/carota/cipolla, no all'aglio.
Originariamente la cipolla si faceva consumare nello strutto, ora sostituito dall'olio extravergine di oliva: può passare.
No al basilico, non ci va.
Per quanto riguarda i tagli di carne da utilizzare, questi variano da famiglia a famiglia.  Molti hanno modificato, aggiunto e sottratto alcune tipologie di carni per il gusto personale.  Sicuramente nel ragù non ci va la carne tritata, quella è un'altra cosa.
Generalmente si utilizza la carne di manzo, la cosidetta "corazza" o "biancostato".  Molti aggiungono braciole (meglio se di lòcena, farcite con un trito di prezzemolo, aglio a pezzetti piccolissimi, parmigiano grattugiato o pecorino, uva passa e pinoli), braciole di cotenna, nervi ecc...  Ne ho mangiati anche realizzati con salsiccia e polpette.
Il ragù attraversa tre fasi. Inizialmente si "tira" la cipolla con l'olio o la sugna ,  poi si rosola la carne,  in ultimo  si aggiungono concentrato di pomodoro e passata di pomodoro (io uso i pelati che passo con il passaverdure) e si lascia  "pippiare" dalle quattro alle sei ore.
Fatelo la sera prima, riposato è ancora più buono!!

Il ragù napoletano - o' Rraù

ingredienti

700gr di corazza tagliata a pezzi da 4 o 5 cm di lato
2 braciole di lòcena farcite con prezzemolo, parmigiano o pecorino, uva passa , aglio e pinoli
un paio di "tracchiulelle" o "puntine" di maiale
una cipolla
6 cucchiai di olio
un bicchiere di vino rosso
2,5 litri di passata di pomodoro
140gr di concentrato di pomodoro

preparazione

Tritare finemente la cipolla e versarla in un tegame, meglio se di coccio, unitamente all'olio.  Dopo un paio di minuti aggiungere la carne e farla rosolare.  Questa è una fase molto delicata, bisogna girare spesso la carne e fare in modo che la cipolla non bruci ma si "consumi".  Quando la carne è rosolata e la cipolla è trasparente, sfumare con il vino e continuare la cottura fino a che lo stesso non sia evaporato.  Aggiungere il concentrato di pomodoro e continuare a far "tirare" il tutto in pentola, alla fine aggiungere la passata di pomodoro,  abbassare la fiamma al minimo possibile, coprire lasciando il cucchiaio di legno tra la pentola ed il coperchio e farla cuocere lentamente,  pippiare,  per sei ore.  Girare spesso il ragù al fine di non farlo attaccare alla pentola.
Alla fine vi troverete una salsa densa, i grassi saranno affiorati in superficie ed avrà un colore rosso scuro, molto intenso.
Io ci ho condito i classici ziti spezzati, per me il formato ideale di pasta da usare con il ragù.
Ovviamente, in barba alle regole del galateo, è assolutamente obbligatoria la scarpetta finale, anche se, nelle sei ora di cottura è facile beccare qualche "manolesta" che vi intinga un pezzo di pane!

Cosa bere in accompagnamento a questo piatto? Ecco il prezioso consiglio di Luciano Pignataro :

L'abbinamento al ragù napoletano? Ma qui ci vuole un trattato!. Sicuramente ho bisogno di un vino di grande corpo e ben strutturato perché siamo di fronte ad uno dei piatti più intensi della cucina italiana. Non deve mancare poi l'acididità, ovviamente. Infine deve essere un vino sapido, senza dolcezze e senza i sentori di un legno invasivo in eccesso, ossia non può andare bene un vino di stile internazionale. Ci vedo bene Il Gioviano del Camcelliere, piccola azienda di Montemarano o il Rasott, altra piccola azienda contadina di Castelfranci. 

E che ne dite di questo simpatico video sul ragù tratto dal film "Incantesimo napoletano"?





lunedì 22 luglio 2013

"Pomodoro 'ncoppa", la nuova staffetta di Compagni di blogger


Parte una nuova staffetta di Compagni di Blogger!
Prima delle meritate vacanze abbiamo pensato di metterci all'opera con Sua Eccellenza il pomodoro!
Vi lascio alle parole di Caris che descriverà il progetto.

Immaginate una foto splendida: un piatto candido, poggiato su una tavola di legno grezzo, che fa da espositore a tante fette di pomodori diversi: forme, colori, semi, grandezze.
Sei o sette fette di pomodoro, un caleidoscopio di colori cui non siamo abituati a vedere tutti insieme. Sullo sfondo una bottiglia di olio extravergine e qualche foglia di basilico.
Questa foto esiste davvero.
Il commento, subito sotto, di un qualche cugino d’oltralpe era “distribuire qualche ingrediente su un piatto: questo, gli italiani, lo chiamano cucinare”
A guardarla bene quella foto, viene solo da dire oui.
 
Oui, la scelta di qualità di pomodori è cucinare.
Non è per nulla scontato. D’altronde ne abbiamo talmente tante qualità e alcune così eccelse, che anche quella di scegliere un pomodoro diviene arte.
 
Oui, la scelta di tagliarli a fette e servirlo con un giusto olio è cucinare.
Tanto semplice quanto complesso, dal pomodoro si può ottenere lo spaghettino come un piatto complesso, e tanti sono gli chef che studiano come servirlo, che decidono di autoprodurselo, che affinano coltelli e cervelli per cercare di ottenerne il meglio.
 
Oui, gustare il pomodoro e farlo gustare ai nostri ospiti è cucinare.
Il difficile semmai è riuscirci, presi come siamo dalle parole e dalle mode “stasera, pomodori ciliegino” sì, ma quali? E quante qualità ci perdiamo, presi e persi da quello che normalmente troviamo al supermercato? E in quante ricette evitiamo di introdurre il pomodoro, solo perché non concepiamo il suo uso in modo non convenzionale?
 
Tutto questo per dirvi che la prossima settimana sarà dedicata a questo punto cardine della cucina italiana, senza mai avere la pretesa di esaurire idee e ricette (impossibile, con un tale protagonista gastronomico) ma di divertirsi a esplorare le possibilità che il pomodoro offre: dalla pasta alla marmellata, dal salato al dolce, dal sorbetto alla cheesecake.
Noi di Compagni di Blogger volevamo festeggiare quest’estate, che tanto si è fatta desiderare, con una staffetta dedicata al principe della nostra cucina, che durante questa stagione, assume il titolo di vero e proprio re.
Ca va sans dire, gli abbinamenti con il vino saranno come al solito curati da Luciano Pignataro!
 
Seguiteci quindi, dal 29 Luglio al 1 Agosto, nella nostra interpretazione del “pomodoro ‘ncoppa”. 
 
E per l’occasione, la nostra Rossana inaugura in grande stile il suo blog: e il nostro “in bocca al lupo” è solo pro forma, conoscendo la sua bravura!

Lunedì’ 29 Luglio:

Pasqualina con "il Ragù napoletano- o' rraù"
Caris  con l’Assoluto di Pomodoro

Martedì 30

Maria con la Cheesecake salata di caprese
Assunta con Tatin al pomodoro e pesto

Mercoledì 31

Sara con il Sorbetto al pomodoro
Rossana  con il Pomodoro da dessert

Giovedì 1

Antonia com gli Spaghetti di Oldani al profumo di Norma

lunedì 24 giugno 2013

Mini quiche ricotta e spinaci




Ok....ok...le verdure sono importanti.
E' acclarato che facciano bene.
Sappiamo tutti che bisogna mangiarne tutti i giorni.
Mia madre, nonostante ormai da tempo abbia superato la maggiore età, mi ripete come una litania "mangia frutta e verdura" oppure "verdura, devi mangiare assai verdura!". Da quando, poi, sono sposata alla prima frase segue "ora che sei da sola la verdura non la mangi mai! Almeno quando stavi qui..."  Che poi mai madre ha sempre avuto la mano pesante con la verdura. Quando la pulisce e la prepara basterebbe per l'esercito della salvezza! Infatti non si sognerebbe mai di servirla in una semplice ciotolina o piatto piccolo....noooo, bisogna prendere quello grande da 27cm di diametro!
Insomma, credo abbiate capito.
Tutto 'sto preambolo per farvi capire l'origine di queste quiche.
Sono nate quasi per....necessità!
L'altro giorno, al mercato, compro gli spinaci.
Lo spirito e le parole di mamma echeggiano nella mia testa  "mangia tanta verdura...assai assai verdura!".
Insomma, torno a casa con la cassetta intera. Solo dopo, durante il lavoro di pulizia mi rendo conto di essere stata inebetita complatamente da anni di lavaggio del cervello.
Dopo averli preparati "nature"con limone, con burro (poco) e parmigiano, a frittata ecc... me ne avanzavano ancora un bel pugno.
Dal momento che adoro le torte salate ho approfittato per preparare delle deliziose mini quiche. Ottime anche fredde, dato il caldo del periodo. Comode da portar dietro per i pic nic che la stagione ci invoglia ad organizzare o per buffet tra amici.
Mamma non potrà dire che non mangio verdura.....



Mini quiche ricotta e spinaci

per la pasta esterna

Pate à foncer
di Michael Roux

250 gr farina
125 gr burro a pezzettini e morbido
un uovo intero
un cucchiaino di zucchero
mezzo cucchiaino di sale
40 ml di acqua fredda


Amalgamare tutti gli ingredienti, formare una palla, avvolgerla in pellicola e far riposare in frigo per almeno 30 min.

per il ripieno


500g di ricotta
300 g di spinaci
1 albume
30 g di parmigiano
un goccio di latte (circa un cucchiaio)
q.b. sale
q.b. noce moscata

amalgamare gli ingredienti, assaggiare e regolare di sale e formaggio prima di inserire l'albume.
1 uovo
1/2 bicchiere di panna fresca
1/2 bicchiere di latte
un cucchiaino di parmigiano
sale e pepe q.b.

rompere l'uovo ed amalgamarlo alla panna e al latte, se piace mettere del parmigiano il sale e il pepe.
NB. preparo sempre un uovo alla volta per fare in modo che non mi avanzi, se occorre preparatene due  raddoppiando, ovviamente panna e latte.

Assemblaggio

Tirare la pate à foncer allo spessore di tre millimetri e rivestire gli stampini da mini quiche.
Distribuite il ripieno di ricotta e spinaci, dopo un cucchiaio abbondante di composto uova/panna.
Io avevo anche della provola affumicata e ne ho messo qualche pezzetto.
Infornare a 180° fino a doratura (dipende dalle dimensione degli stampini).

lunedì 17 giugno 2013

La Chiffon cake




La ricetta sul mio nuovo blog!
https://pasqualinaincucina.com/recipe/la-chiffon-cake/


lunedì 10 giugno 2013

Finocchi e mozzarella affumicata




Qualche giorno fa il neomarito mi porta dei finocchi...
Vi confesso che non mi fanno impazzire, forse perchè li collego alla dieta e alle parole del mio dietologo "finocchi a volontà"si.... appunto, ma è quella che manca...la volontà!
Li lascio lì in attesa di ispirazione ma oltre ad affettarli in una mega insalatona proprio non mi viene nulla in mente.
Poi ricordo di aver visto qualcosa riguardo i finocchi sul libro della chef Rosanna Marziale "Evviva la mozzarella!". Bene...proviamo! Ormai l'abito da sposa è entrato, non mi faccio tanti scrupoli di coscienza! Ahahahah!!
La ricetta è di un buono incredibile. Credetemi!!



Finocchi e mozzarella affumicata
di Rosanna Marziale- dal libro "Evviva la mozzarella!"

ingredienti

300gr di mozzarella affumicata
4 finicchi di media grandezza
80gr di burro
2 dl di panna
30 gr di Grana Padano grattugiato
sale, pepe

Preparazione

Pulite i finocchi, lavateli e tagliateli a spicchi (i miei erano circa 1 cm di altezza). Lessateli in acqua salata per 30 minuti (io dopo 15 min li ho scolati perchè erano già cotti). Scolateli e fateli rosolare in 40gr di burro, regolate di sale e spolverizzate di pepe.
Adagiate i finocchi in una pirofila ben imburrata, sistematevi sopra le fette di mozzarella affumicata e ricoprite con la panna, il Grana e il burro rimanente. Fate cuocere in forno preriscaldato a 200° per 10 minuti. Servire subito.

lunedì 3 giugno 2013

Gli spaghetti con i "purpetielli"

foto di copertina del libro "Polpo" di Russel Norman

Splendida questa dissertazione sul polpo di Jeanne Carola Francesconi dal libro "La cucina Napoletana":

"Il polpo vivo è orrendo a vedersi, però se appare cotto sulla vostra mensa, le sue qualità negative scompariranno d'incanto: quasi sembrerà un bellissimo fiore rosa violaceo con i sepali accartocciati, che, quando comincerete a gustarlo meriterà i più entusiastici apprezzamenti. Attenzione però che questo polpo sia "verace" (vero) e che abbia due file parallele di ventose sui tentacoli, sicuro segno di riconoscimento; ché se ne avesse una sola fila sarebbe un volgare "sinisco", abitatore dei bassifondi anziché degli scogli, come il suo nobile parente.
La differenza, però, non è tutta qui: il verace si ammanta di una veste maculata di marrone con preziose sfumature rosa, mentre l'umile sinisco, si accontenta di un meno raffinato e vivace paludamento.
Spiega un vecchio pescatore di Pozzuoli che tra le due razze non vi sono assolutamente rapporti, in tanto e lontane sfere essi vivono; ognuno se ne sta per conto suo e si ignorano a vicenda.
Sia detto, tuttavia, a difesa del povero modesto sinisco che, anche se esso ha meno profumo di quello verace, non è poi addirittura da disprezzarsi. In mancanza del più gustoso suo simile, potreste accettarlo, specialmente se sarà affogato in un sugo in cui l'olio e il pomodoro mescolati alla sua naturale, se pur limitata fragranza, lo avranno avvolto con l'aglio e il prezzemolo, in un saporito guazzetto. Lessato alla "luciana" e condito soltanto con olio e limone non saprei consigliarvelo: tanta semplicità dovrebbe essere unico appannaggio del più profumato "verace".
Perfino nel modo di farsi catturare v'è diversità fra le due specie: il "sinisco", abitando più al largo, viene banalmente pescato dai percherecci con la rete mentre il polpo verace, specialmente attratto dal bianco, viene adescato da una candida piumetta, o da un cencio parimenti bianco, collocato al centro di una piccolissima ancora a cinque bracci che si chiama "filatiello". E può anche pescarsi con un'anfora di creta (la "mummarella") pure dipinta di bianco e contenente pietre altrettanto candide, che si cala sul fondo attaccata ad una corda presso una roccia.



Il "verace", se la vede, la vuota dei ciottoli e vi si istalla come in un comodo nido, e il pescatore, avvertito dalle pietre sparse all'intorno, tirando su la "mummarella", lo cattura. Ma v'è un terzo modo col quale l'aristocratico polpo, finendo in bellezza, dà luogo ad un eccezionale spettacolo.
Avete mai visto nell'incanto di una notte d'estate occhieggiare tremolanti sul mare del golfo di Napoli, mille e mille luci in lunghe file o a gruppi? E' uno spettacolo fantastico che incanta chi lo guardi da terra. Sono le "lampare". Ma ancora più suggestivo è vedere passare lungo la costa una barca isolata che avanza lentamente nel buio, illuminando un breve tratto di mare con la sua lampada fissa sulla prua. Il mare diventa in quel punto d'argento, contrasta con la sagoma oscura della barca e, a tratti, si vedono muoversi e chinarsi misteriose le ombre dei pescatori, emergere nel cerchio illuminato un viso subito scomparso, balenare un "lanzaruto". E ieratici gesti e luccichio sono accompagnati in cadenza dal lento e sordo tonfo dei remi, unico a rompere l'assoluto silenzio. Di colpo scatta il "lanzaruto", si mmerge nell'acqua in un breve ribollire di spuma leggera, riemerge gocciolante di argento. e non si ha nemmeno il tempo di vedere se abbia catturato la preda che è già scomparso nel buio. Con esso lentamente si allontana l'ombra dela barca preceduta dal suo cerchio di luce e il mare si spegne, ma vi resta in fondo all'animo il ricordo di una fuggevole visione di incomparabile bellezza. "


Il polpo è sempre molto apprezzato a casa mia... all'insalata,  con le patate, ma festa grande è quando lo si prepara pomodorini. Ci condiamo gli spaghetti...deliziosi!
Per questa ricetta servono dei polpi veraci piuttosto piccoli (dovrebbero pesare circa 100 gr l'uno). I miei erano un pò più grandicelli, circa 150 gr ma il loro dovere l'hanno fatto bene!


Spaghetti con i "purpetielli"
ingredienti
per 4 persone

350 gr di spaghetti (io vermicelli)
8 polpi veraci da 100 gr l'uno
300gr  di pomodorini
olio extravergine di oliva 8 cucchiai
uno spicchio di aglio
sale, prezzemolo, peperoncino q.b


Procedimento

in una casseruola (meglio se di terracotta) sfriggere l'aglio nell'olio con i gambi di prezzemolo e il peperoncino (io quest'ultimo preferisco non metterlo).
Eliminare l'aglio e calare i polpi.
Incoperchiare e lasciar cuocere una decina di minuti.
Aggiungere i pomodorini e continuare la cottura fino a quando trapassando il polpo con la forchetta lo stesso non risulti morbido.
Lessare al dente gli spaghetti e calarli nella pentola con i polpi. Girare ben bene , cospargere di prezzemolo tritato e servire subito.